giovedì 7 maggio 2009

Per la prima volta il Quirinale accoglie Licia Pinelli

Licia Pinelli, vedova del ferroviere anarchico morto nella notte fra il 15 e il 16 dicembre 69 (in seguito a una caduta dal quarto piano della questura di Milano, durante le prime indagini sulla strage di Piazza Fontana) ha raccolto l’invito del Presidente Napolitano di partecipare alla cerimonia in ricordo di tutte le vittime del terrorismo e delle stragi, il prossimo 9 maggio. Lo ha fatto con la dignità di sempre: “è il riconoscimento che anche mio marito è stata una vittima”, ha confidato a La Stampa.
Molte voci accolgono favorevolmente il gesto di Napolitano. Fra queste, quella di Manlio Milani, Presidente dell’Associazione delle Vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, che già due anni fa, in occasione della commemorazione della strage in cui perse la moglie, aveva chiesto un gesto da parte dello Stato in direzione di Giuseppe “Pino” Pinelli, l’assunzione di una responsabilità morale e civile nella morte dell’anarchico.
Fra queste voci favorevoli se ne levano altre di dissenso. Le agenzie riportano lo sconcerto di Mariella Magi (vedova dell'agente Dionisi, ucciso da Prima Linea) e le parole ancor più dure di Giovanni Berardi (figlio del maresciallo della Digos Rosario Berardi, assassinato nel 78), ma sono poche eccezioni. E nessuno ha finora raccolto il parere delle vittime della strage di Piazza Fontana, forse le persone maggiormente titolate ad esprimere un parere nel merito. Franca Dendena e Carlo Arnoldi (figli rispettivamente di Pietro Dendena e Giovanni Arnoldi, morti nell’attentato del 12 dicembre 69) non esprimono però perplessità sull’iniziativa di Napolitano. “Non ci sentiamo offesi dal gesto del Presidente. Anzi, lo accogliamo come un segno positivo nella direzione di costruire davvero quella memoria condivisa di cui il Paese ha bisogno. Un gesto significativo anche nel dire conclusa la stagione della violenza politica”.
Già poche settimane fa, prima che trapelasse la notizia dell’invito del Quirinale a Licia Pinelli, avevo avuto occasione di parlare con alcuni familiari delle vittime di Piazza Fontana. Era emerso il tema della pesantezza di una memoria ormai gravata da quarant’anni passati senza l’individuazione dei colpevoli. Ad una mia riflessione circa la necessità di non mettere una pietra sopra la vicenda mi era stato risposto che il punto non era quello: la pietra, piaccia o meno, c’è già e l’ha messa il tempo. “Il punto è riconoscere che tutte le Istituzioni sono state assenti – e in molti casi ben peggio che assenti – e questo riconoscimento deve avvenire dalla più alta carica dello Stato. Forse, se così fosse, potremmo dire davvero che qualcosa è cambiato”. La notizia dell’invito rivolto dal Presidente Napolitano alla vedova Pinelli, nella significativa occasione della cerimonia in ricordo delle vittime di terrorismo e stragi, è sicuramente un segnale positivo in quella direzione.

Francesco “baro” Barilli

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