martedì 20 aprile 2010

“Piazza Fontana”: la recensione su “Fumetto d’Autore” e la mia risposta

Negli ultimi mesi ho segnalato tutte le recensioni scritte su Piazza Fontana (quelle a me note, ovviamente). Segnalo ora la più recente, che è pure la prima negativa (totalmente o quasi). La trovate qui; autore: Azad Lafata, sul sito Fumetto d’Autore.
Ogni critica è legittima e sugli appunti “tecnici” al libro non mi soffermo. Azad, però, accanto a questi formula altri rilievi, che potremmo dire “politici” o almeno “sostanziali più che formali”. Anche questi, s’intende, sono legittimi, ma in alcuni casi mi sembra contengano degli errori. Per questo rispondo senza coinvolgere Matteo e soffermandomi solo su questi aspetti: non voglio trascinarlo in una discussione che è più politica che non artistica. Poi, se anche lui vorrà esprimere un’opinione, ben venga: come ho già detto, per Piazza Fontana Matt è più il coautore che non il disegnatore, e soprattutto è un amico; la sua opinione, anche fosse diversa dalla mia, sarà gradita.

Per facilitare la lettura, “quoto” qua e là la recensione di Azad; la versione integrale la trovate al link che ho pubblicato qui sopra.

“… ma a quarant’anni di distanza da una delle pagine più buie della nostra storia … ci si sarebbe aspettato un approccio maggiormente avulso da inclinazioni politiche, derive “fictionali”, e una cura maggiormente storiografica. … quantomeno un diverso approccio rispetto a quello di realizzare su commissione calendariale un bignami a fumetti che piacerà anche alla Casalinga di Voghera, la quale magari alla fine della lettura avrà anche mutuato tutte le certezze dello sceneggiatore.”

Per carità, Azad ha tutto il diritto di non saperlo, ma pensare che il mio impegno su Piazza Fontana sia frutto di una “commissione calendariale” è sbagliatissimo. Conosco Licia Pinelli dal 98, Franca Dendena dal 2005, Carlo Arnoldi dal 2007. E, più in generale, il mio impegno sulle stragi italiane non è nato ieri.
Ora, non è il caso di elencare quanto e cosa ho scritto su questi argomenti, sarebbe imbarazzante e autoreferenziale. Mi basta sapere che i familiari delle vittime (non solo di Piazza Fontana) lo sanno. Aggiungo che non so se il libro sia stato letto da qualche Casalinga di Voghera, né – nel caso – se in questo target di pubblico abbia incontrato gradimento. So, e pure in questo caso tanto mi basta, che è piaciuto ai familiari delle vittime di Piazza Fontana, alla signora Pinelli e alle sue figlie. E non per qualche processo di mutuazione delle idee.

“E poi ancora: “La ricostruzione dell’ambientazione del convegno è di fantasia”; “In realtà non esistono certezze circa l’identità dei partecipanti”. E queste sono solo delle citazioni dalle note per far capire come dopo averle lette traballano tutte le certezze che la docufiction ha presentato al lettore.”

In questo caso può darsi che fra me e l’autore della recensione sia nata una semplice incomprensione, magari dovuta a poca chiarezza nelle mie note. A dire il vero le ho rilette e mi sembravano chiare; però non posso escludere che ciò che è chiaro a me possa essere frainteso da chi è meno informato; in questo caso, mea culpa e vedo di spiegarmi meglio, per Azad e per tutti.
Nel fumetto io e Matteo abbiamo rappresentato scene da 2 convegni. Su quello avvenuto fra il 3 e il 5 maggio 1965 a Roma (Ist. Pollio) esiste una minima documentazione video e fotografica. Su quello di Regensburg dell’agosto 69 (riunione del Fronte Europeo Rivoluzionario) non esistono, che io sappia, uguali fonti. Quando però scrivo “ambientazione del convegno di fantasia” alludo SOLO al contesto scenico, NON al contenuto degli interventi. I discorsi di Rauti e Giannettini (Pollio) e di Freda (Regensburg) sono stati ricostruiti rigorosamente. Ovviamente sono stati tagliati, ma mantenendo la fedeltà concettuale alle parole pronunciate dai diretti interessati.

Per quanto riguarda la riunione del 18 aprile 69 a Padova, si tratta di una riunione clandestina, per cui è pacifico che mancano SIA ricostruzioni video-fotografiche, SIA verbali o cose tipo “atti del convegno”: sarebbe paradossale e fantascientifico sperarlo (fosse esistita una simile documentazione la storia processuale di Piazza Fontana sarebbe stata diversa…). Ed è vero (l’ho scritto) che Pozzan ritrattò la propria deposizione.
Però sono altrettanto vere alcune altre considerazioni:
- Per gli attentati della primavera/estate 1969 è stata riconosciuta la responsabilità di Freda e Ventura.
- Il collegamento dei precedenti attentati con quelli successivi (fino a quelli del 12 dicembre) secondo quello che tecnicamente si dice “un unico disegno criminoso”, è stato sancito solo con l’istruttoria Salvini/Pradella. La sentenza conseguente questa istruttoria (parlo del processo terminato in Cassazione il 3 maggio 2005) riconosce questo collegamento; tanto è vero che contiene il discorso sulle responsabilità di Freda e Ventura, seppure non più condannabili, e sul progetto eversivo nel suo complesso – vedere l’articolo dell’avvocato Sinicato in appendice a Piazza Fontana.
- Che il progetto eversivo sia maturato in una serie di riunioni è cosa su cui non mi debbo neanche soffermare. Di quella del 18 aprile 69 non parlò solo Pozzan. La circostanza emerge anche negli atti del processo – attualmente in corso – per la strage di Brescia. Cito, in proposito, dalla requisitoria inziale dei PM: “Comunque c'è questa riunione, subito dopo, nell'aprile del 69, a Padova alla quale partecipano non Tramonte, ma Fachini, Freda, Ventura, Pozzan e Rauti … in questa occasione Rauti ribadirebbe concetti già espressi a Roma … che Ordine Nuovo deve alzare la temperatura tramite attentati, devono essere fatte leggi speciali che portino allo scioglimento delle camere …” (NOTA: il PM sta riportando a braccio una deposizione acquisita nella fase preliminare).
Tutto questo ci autorizza a dire con certezza che quel giorno ci fu una riunione, e che in quel momento si decise di dare “una spinta definitiva” alla campagna di attentati, arrivando al 12 dicembre? No. Ci autorizza a dare una lista degli eventuali partecipanti alla riunione? Neppure.
Ma nel fumetto la scena è stata contestualizzata correttamente. Ossia: viene inserita nel momento in cui i magistrati (che già stavano “puntando” Freda e Ventura e il gruppo che gravitava attorno ad essi) allargano la propria indagine e vengono a sapere da Pozzan di questa riunione. L’aver spiegato nelle note che Pozzan ritrattò la propria deposizione e che non esistono certezze circa l’identità dei partecipanti mi sembrava un gesto di correttezza, non una cosa per cui essere criticati.

“Con questo volume abbiamo assistito, indirettamente, anche alla dimostrazione di quanto il fumetto di impegno sociale, nonostante l’attuale successo riscontrato in libreria e l’avvicinamento al genere da parte di altre realtà editoriali (anche grandi), rischia in realtà di non avere nemmeno una reale memoria storica di se stesso. Nella bibliografia del volume non si trova nessun accenno al fumetto “Un Fascio di Bombe” di Castelli, Manara e Gomboli, datato 1975, commissionato dal Partito Socialista Italiano del Segretario De Martino, distribuito all’epoca in 600.000 copie e uno delle prime fonti a sostenere la pista neofascista della strage. Il volume, esempio di protogiornalismo a fumetti, è stato ristampato recentemente da Q Press.”

Questa parte richiede una lunga spiegazione.
Mentre lavoravo a Piazza Fontana mi parlarono del libro di Castelli, Manara e Gomboli (sinceramente non ricordo se l’accenno mi arrivò da Giannuli o da Zinni). Me ne parlarono come di una curiosità e, soprattutto, come di un volume introvabile, essendo stato realizzato per motivi elettorali e diventato poi indisponibile.
Nella bibliografia abbiamo indicato lavori ancora facilmente reperibili (ossia: ancora pubblicati o almeno facilmente consultabili in biblioteca), e a noi (qui parlo anche per Matteo) noti.
In quel momento non sapevo ancora che la Q Press avesse in mente la ristampa (che, peraltro, giudico assolutamente meritoria).
Io e Matteo abbiamo avuto “Un Fascio di Bombe” solo a Cartoomics, visitando lo stand della Q Press, direttamente da Giuseppe Peruzzo, che gentilmente ce ne ha fatto omaggio. Subito dopo Matteo ne ha parlato sul suo blog (30 marzo) e io ho pubblicato la notizia su reti-invisibili (sito che coordino), aggiornando la sezione dei libri su Piazza Fontana.
Il fumetto di Castelli, Manara e Gomboli è molto interessante. Non è completo, ma questo non certo per un difetto degli autori: nel 1975 moltissime cose non erano ancora emerse (tutta l’istruttoria Salvini parte più di dieci anni dopo).
Tutto questo per spiegare che la non-citazione nella bibliografia deriva da elementi casuali, non certo dalla volontà di tacerne l’esistenza. Appena abbiamo potuto io e Matteo ne abbiamo parlato.

Per quanto riguarda invece l’affermazione di Azad secondo cui “Un Fascio di bombe” sarebbe una “delle prime fonti a sostenere la pista neofascista della strage”: è un’affermazione palesemente sbagliata. Questa NON è una critica né agli autori di quel lavoro né a Peruzzo (che giustamente ha ristampato fedelmente quel libro), ma solo una nota storica.
Nel 1975, infatti:
- era già uscito il libro “La strage di Stato” (1970)
- erano già emerse le dichiarazioni di Lorenzon (già dal dicembre 69, seppure con fasi altalenanti – nel lavoro mio e di Fenoglio sono descritte)
- erano stati già incriminati (1972) e rinviati a giudizio (1974) Freda e Ventura.
- Era già emerso il coinvolgimento del SID (Giannettini viene incriminato nel 73)
(tutto questo per citare pochi elementi; ce ne sarebbero molti altri).

Che poi la storia processuale di Piazza Fontana sia stata a dir poco complessa e intricata è pacifico (di questo, penso possa darmene atto anche Azad, ho parlato diffusamente nel libro; tanto nel fumetto vero e proprio quanto negli apparati redazionali). Però NON è vero che la pista neofascista della strage sia nata solo nel 75 o che gli autori de “Un Fascio di bombe” siano stati fra i primi a parlarne: il loro fumetto si innestava su un lavoro che partiva da lontano; sia in campo giudiziario sia nel campo della cosiddetta (all’epoca) “controinformazione”.

Francesco “baro” Barilli