lunedì 22 aprile 2013

Caro amico di destra…

… Non ti offendi se ti chiamo così, vero? Di destra, sei di destra, mica posso dire altro. E amico, in fondo (molto in fondo…) lo sei.
Ecco, lo sapevo, ti sei offeso. Senti, è inutile girarci attorno. Siamo diversi, non condividiamo un cazzo come “idea di mondo”. Però io lavoro qui, nella “padania” più profonda, da… ormai ho perso il conto… Facciamo 25 anni, va, non ho voglia di pensarci. Ti conosco da allora. E so che sei un buon diavolo.
Sì, so anche che pure tu sei contro le ingiustizie. Me ne sono accorto, quando ti parlavo. Ma voi siete fatti così, come il mio cane… Dai, non fare ancora l’incazzato. Intendevo che per il mio cane io sono un gradino sotto (forse sopra) Dio; però se arriva uno sconosciuto ad agitargli una salsiccia sotto il naso non capisce più niente e pensa solo ad ottenere la sospirata salamella. Voi, uguale: ti posso parlare di repressione, stragi, precarietà, di “un altro mondo possibile”… Ma se arriva uno a prometterti due punti meno di Irpef (o di togliere l’IMU, per dire…) parti per la tangente e buonanotte alle questioni di principio e ai diritti.
Ecco, vedi che mi dai ragione? Mica è un’offesa. Solo una constatazione. In fondo un po’ vi invidio: mai capito ’na cippa di tasse, io. Sarei un po’ meno al verde…
Adesso attacchi col “voi comunisti”, me l’aspettavo. Voi comunisti una minchia, scusa. Innanzitutto sono anarchico, non so quante volte l’ho detto. E non darmi del nipotino di Stalin, non provarci! Quelli come me Stalin li faceva fuori, in un modo o nell’altro. Quelli come te, sotto il baffone si sarebbero adattati benissimo. Ma il punto è un altro, sai? E’ che da quando lavoro qui non sai quante volte ho sentito, da gente come te, la parola comunismo, agitata come uno spauracchio. Cazzo, sembra che siamo vissuti per decenni nella dittatura del proletariato. Dovevo essere distratto, non me ne sono accorto…
Guarda, mi sembra che del comunismo abbia bisogno più la gente come te che non io. Per temerlo, per pensare a questo “sistema” come al “migliore dei mondi possibili”, perché altrimenti arrivano i cosacchi ad abbeverare i propri cavalli alla fontana in piazza, ad espropriarti la casa e a rubare la pensione a tua suocera.
Vuoi che te lo dica? Va bene, se ne hai bisogno lo faccio: il comunismo è stata una risposta – certamente sabotata, dall’esterno e da drammatici errori interni – ma “una risposta”, appunto. Probabilmente sbagliata, forse addirittura tragicamente sbagliata, ma una risposta. A un sistema criminale che ha saputo espandersi come un cancro non appena il comunismo stesso è caduto (chi ha festeggiato la caduta del muro, dai retta a me, lo ha fatto non in nome della libertà, ma pensando si trattasse della fine per la lotta di classe). Un sistema che ora, dopo averle devastate, sta prendendo le nostre vite. Come un cancro, appunto. Sì, mi ripeto, cosa devo farci se non mi capisci?
Sai, ho letto che persino il Time recentemente ha riconosciuto a Marx un ruolo profetico, per molti aspetti. Lui aveva capito che il capitalismo, al di là di promesse in cui solo gli asini e chi è in malafede possono credere, non produce ricchezza per tutti (“il libero mercato”, il “sogno americano”…), ma al contrario ha l’obbiettivo di concentrarla nelle mani di pochi. Adesso, mentre viviamo la più feroce crisi economica della storia recente, è evidente quanto il capitalismo, specie quello globalizzato e finanziario, causa disastri e tensioni sociali, allargando la forbice fra chi ha troppo e chi non ha abbastanza per vivere. E chi sta nel mezzo vede l’asticella della sopravvivenza dignitosa alzarsi: saranno sempre di più quelli che, anche fra questi ultimi, scivoleranno verso il basso… Ti dico di più: il capitalismo non si limita a produrle, le diseguaglianze sociali: SI BASA su quelle. No, non è lo stesso, c’è una bella differenza… Non ti sto ponendo il problema sul piano etico (quello a me interessa, a te mi piacerebbe interessasse, ma potrei persino capire il contrario), ma su quello pratico. Puoi anche fottertene delle ingiustizie sociali (contento te…) ma DEVI vedere il disastro che poi a catena producono.
Eeehhh, ecco la litania dei morti ammazzati! Vabbè, che non sono un nipotino di Stalin te l’ho detto ma non vuoi capirlo, quindi andiamo avanti come niente fosse. Per te non è importante, per te “quelli come me sono tutti uguali” (oddio, anch’io dico davvero che VOI siete tutti uguali? Hai ragione, touchè…). Comunque, scusa, la storia la fai col pallottoliere dei morti? Poi cosa fai, l’hit parade della dittature? Ridi, ridi pure, guarda che se vuoi giocare a quel gioco calo l’asso di briscola e ti dico: e il fanatismo religioso? Guarda, dall’alba dei tempi quello ha fatto più morti di tutte le dittature, di qualsiasi matrice, messe assieme. Eppure vengo a criticarti i fondamenti della fede? No, non lo faccio. Non credo che le crociate o i conquistadores spagnoli rappresentino il mondo della fede. E se ti ho parlato di conquistadores o di crociate non era per fare un discorso unilaterale. Questo almeno concedimelo: se parlo di fanatismo religioso lo faccio a 360 gradi.
I compagni, mi chiedi? Scusa, non volevo soffiarti il fumo in faccia. E’ che è un momentaccio e tu mi ci fai pensare…
Cosa vuoi che ti dica… Paul Eluard diceva “Ci sono parole che fanno vivere. Una di queste è la parola compagno”. Lo penso ancora. Però a volte mi sento come invece diceva Guccini, con “quattro soldi di messaggio da urlare in faccia a chi non lo raccoglie”. Di certe cose, di certi ideali, rimpiango la meraviglia; più di certe cose, più di certi ideali, rimpiango il non saper più provare meraviglia. Capisci?
Chi era Eluard, chi è Guccini, mi chiedi? Lascia stare: allora è troppo tardi per tutto. E lascia stare anche qui, il caffè te lo pago io…


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