lunedì 26 gennaio 2015

Vogliamo ragionare su quanto successo a Cremona?

Per una serie di questioni personali, peraltro spiacevoli, non ero presente alla manifestazione di Cremona di sabato 24, convocata dopo la violenta aggressione effettuata da militanti di casa Pound a danni di Emilio, del CSA Dordoni. Chi mi conosce sa che ci sarei andato molto volentieri, anche per il mio legame con quella città. E prima di procedere oltre voglio mandare un abbraccio a Emilio, alla sua famiglia, ai suoi compagni e compagne.

Ho seguito on line diversi commenti sull’esito della manifestazione. Ne scelgo alcuni: persone che non si conoscono fra loro e che io invece conosco e stimo. Visto che non voglio far diventare questo articolo l’occasione per uno scazzo personale fra loro, li chiamerò Soggetto 1, Soggetto 2 eccetera, nominandoli al maschile per renderli totalmente impersonali. Sintetizzerò brutalmente le rispettive posizioni, mantenendo ovviamente il contenuto.

Soggetto 1: era alla manifestazione e l’ha abbandonata disgustato, quando una minoranza di violenti ne ha stravolto il senso originario. Molti, afferma, hanno fatto come lui.

Soggetto 2: dice l’esatto opposto. La versione di un corteo “rovinato da una minoranza di violenti” è falsa: la maggioranza dei manifestanti era compatta nel condividere le modalità “più dure” della manifestazione. Dice, soprattutto, che quella “maggioranza dura” esprimeva essa stessa il senso con cui l’iniziativa cremonese era stata convocata.

L’idea che uno dei due stia raccontando balle può sorgere spontanea. Ma, come ho detto, li conosco entrambi: mi sento d’assicurare che non stanno mentendo. Qualcuno potrebbe dire “la verità sta nel mezzo”: perdonatemi, m’è sempre sembrata una sciocchezza. Non c’è bisogno di filosofeggiare sul significato profondo di “verità”: sì, a volte è equidistante fra due versioni, altre volte pende decisamente da una parte.
Dunque, Soggetto 1 e Soggetto 2 non mentono, hanno solo percepito una realtà diversa. Lo dico senza ironia: che più osservatori forniscano in buona fede ricostruzioni diverse dello stesso evento è più normale e frequente di quanto si possa pensare.

Decido dunque di approfondire…
Franco Bordo è un parlamentare di Sel. Non lo conosco e sapete la mia scarsa opinione di Sel. Di lui faccio il nome perché il suo ruolo lo rende diverso da “Soggetto 1 e 2”: per lui è corretto riportare con nome e cognome quanto dice su Facebook: “Questa era la testa del corteo antifascista di Cremona, pacifico e molto partecipato. Con un colpo di mano, un gruppo di violenti ben organizzati ha obbligato la testa del corteo, moglie di Emilio inclusa, a farsi da parte per dar vita ad un pesante scontro con la polizia. Questo non è antifascismo”.

Quindi c’è un primo elemento da verificare: che alla testa del corteo ci fossero i familiari di Emilio, suppongo assieme ai compagni più stretti, mi sembra naturale. Sono stati allontanati dai ragazzi con caschi e bastoni? Oppure il cambio alla testa del corteo era o è stato concordato?

Arrivo quindi a Soggetto 3: arrivava da fuori Cremona. In tanti, dice, come lui sentivano l’esigenza di una manifestazione antifascista, dopo l’aggressione ad Emilio. Sostiene che molti compagni se ne sono dovuti andare poco dopo la partenza del corteo, quando il cordone “armato” s’è messo alla testa del corteo, imponendo la propria presenza e la propria modalità di manifestare.

Incuriosito, cerco un comunicato del CSA Dordoni. I più colpiti, anche umanamente, dal dramma di Emilio e i più titolati a dire come è andata. Lo riporto integralmente (sottolineature mie).
“Ieri, sabato 24 Gennaio, diecimila antifascisti hanno attraversato le vie di Cremona per ribadire la propria solidarietà ad Emilio ed ai militanti del centro sociale Dordoni aggrediti domenica pomeriggio fuori dallo spazio autogestito di via Mantova.
Il corteo si è mosso con determinazione verso la sede locale di CasaPound, da cui in questi ultimi mesi sono partite numerose aggressioni ai danni degli antifascisti/e cremonesi.
Sabato è stata data una risposta forte e chiara: chi tenta di uccidere un compagno ne paga le conseguenze!
Che cosa ci si poteva aspettare dopo la gravissima aggressione di domenica 18 gennaio, quando sessanta fascisti hanno lasciato in fin di vita  Emilio, storico compagno del centro sociale, colpendolo ripetutamente con spranghe e calci in testa?
La polizia, connivente e complice con i fascisti, ha permesso domenica sera a sessanta assassini di andarsene indisturbati dopo il tentato omicidio premeditato e, successivamente, ha caricato il presidio di solidali accorsi sul posto dopo la diffusione della tragica notizia.
Dopo tutto ciò, che cosa ci si aspettava?
In migliaia si sono mossi uniti e compatti, con buona pace della questura che ha dichiarato una partecipazione di sole duemila persone, verso il covo fascista che da un anno a questa parte è il luogo da cui partono azioni squadriste ai danni di attivisti politici, migranti e studenti; sede che la polizia era schierata a difendere.
I fascisti di CasaPound che hanno tentato di ammazzare Emilio e la Polizia che ha permesso loro di compiere indisturbati il vile agguato sono i soli e unici responsabili della tensione che si è creata ieri a Cremona!
I danneggiamenti di banche e del comando della Polizia Locale, avvenuti sul finire del corteo, erano ampiamente evitabili; ma in un corteo di tali dimensioni non potevamo controllare tutto.

Dopo l'attacco premeditato e scientificamente organizzato di domenica pomeriggio al centro sociale Dordoni, con Emilio che ancora lotta per la vita in un letto d'ospedale, la rabbia nel corteo era tanta: i responsabili di tutto ciò rimangono gli assassini di CasaPound e la Questura di Cremona.
L'Antifascismo non è un vuoto rituale commemorativo, ma valore e pratica quotidiana: dai picchetti contro gli sfratti, nelle lotte contro lo sfruttamento e la miseria, fino alla giornata di ieri!
Un ulteriore abbraccio a Emilio e a tutta la sua famiglia!
#EmilioResisti
I compagni e le compagne del CSA DORDONI”


Il comunicato mi sembra dire:
- La tensione creatasi al corteo del 24 è conseguenza di quanto successo il 18: è colpa dei fascisti, che hanno aggredito Emilio, e delle forze dell’ordine che li hanno protetti.
- Il CS Dordoni concorda sul fatto che il corteo dovesse muoversi verso la sede di casa Pound, ma non ha voluto gli scontri e in parte li condanna (“I danneggiamenti di banche e del comando della Polizia Locale … erano ampiamente evitabili”).

Qui comincio ad esprimere una mia valutazione. NON “politica” ma sul piano logico e magari erronea (ricordo che mi esprimo su testimonianze raccolte, non su osservazione diretta): il comunicato mi sembra debole e imbarazzato.
E’ sacrosanto convocare una manifestazione dopo l’aggressione del 18. Ed è logico ci siano rabbia e indignazione: il punto è vedere “come” le si vuole esprimere, sapendo che il corteo sarà molto partecipato e con sensibilità diverse. Il Dordoni è, politicamente, il soggetto più coinvolto: prima dell’evento sta a lui stabilire cosa “si deve fare”, cosa “si può fare”, cosa “si può accettare”, cosa “si deve rifiutare”.

A questo punto guardo i video degli scontri per chiarirmi le idee.
Effettivamente all’inizio il corteo è aperto da uno striscione. Dietro, molte persone e molte bandiere.
Ad un certo momento lo scenario cambia, arrivano ragazzi con caschi e bastoni e si mettono “a cordone”, alla testa. Da questo momento le immagini si fanno più confuse, ma non riesco più a vedere le molte bandiere e gli striscioni precedenti. La sensazione è che abbia ragione Soggetto 3 quando dice che molti hanno scelto di allontanarsi poco dopo la partenza.
I poliziotti tirano lacrimogeni come li avessero comprati in svendita all’Ikea. Ma arretrano, mantengono sempre una distanza fra sé e il fronte dei manifestanti. Su altre fonti leggo che ci sono stati dei feriti, ma nei video non si vedono arrivare a contatto le forze dell’ordine e i manifestanti. Non sembra una riedizione di Genova 2001, sembra un balletto: sassi e fumogeni contro sassi e lacrimogeni. Più che uno scontro sembra il preliminare di una rissa che entrambi i contendenti vogliono evitare. In questo contesto anche l’assalto alle banche appare uno stanco rituale: ricordo che l’iniziativa di Cremona era in solidarietà a un compagno gravemente ferito, contro casa Pound e le sedi fasciste. Fumogeni e lacrimogeni sembrano una festa di San Pietro (chi è di Cremona mi comprende) sui generis e fuori stagione.

Provo a tirare le conclusioni. Mie personali e assolutamente criticabili.

1. Casa Pound è protagonista di una smaccata apologia del fascismo. Che una simile realtà sia non solo tollerata ma addirittura coccolata è scandaloso. Quest’anno cade il settantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. Una liberazione ottenuta combattendo, non sfilando coi palloncini colorati. Ricordarlo è un dovere. E così pure metterlo a cappello di queste conclusioni.
2. L’antifascismo deve farsi testimonianza culturale costante nella società. Il fascismo lo si combatte innanzitutto mostrandone l’orrore, combattendo il revisionismo storico, sottolineando le alleanze odierne (con la Lega in primis) e le colpevoli banalità sul passato (i vari “il fascismo ha fatto anche cose buone” e via dicendo). Senza questa attività preventiva, sfasciare vetrine per attestare la propria esistenza in vita non serve a nulla. E lo dico sul piano pratico, non su quello etico. Non m’interessa parlare di cosa è giusto fare e cosa no: vorrei parlare di cosa è utile fare, di cosa è inutile e di cosa è, addirittura, controproducente.
3. Qualcuno dirà “E le sedi di casa Pound non vanno forse chiuse? Agendo sul piano culturale, senza una dura reazione nei fatti non si ottiene nulla!!!”. Vero solo in parte: con un’attenta operazione culturale e di memoria quelle sedi non verrebbero neanche aperte. Al fascismo e ai suoi rigurgiti si deve impedire di trovare terreno fertile, così la malapianta non cresce neppure.
4. Una manifestazione non è fatta solo dai contenuti che si vogliono esprimere, ma anche dalle modalità con cui le si vuole esprimere. In questo campo, la forma è essa stessa sostanza. Poi, chiaro, le modalità possono essere diverse anche all’interno di una data manifestazione (è una ricchezza, non un difetto!) ma è bene che quelle diversità siano discusse prima. E accettate (allora si manifesta insieme) o rifiutate (e allora chi vuole può farsi una propria manifestazione, in altro tempo o luogo).
5. In questi casi in troppi vogliono solo sottolineare il proprio purissimo pedigree antifascista. Una sorta de “il mio antifascismo è più lungo del tuo!” che non m’appassiona. Ma l’antifascismo visto a Cremona è stato solo un’inutile rappresentazione muscolare e di facciata.

A chi invece volesse commentare “da destra”, dando dell’ipocrita a quei manifestanti allontanatisi dal corteo di Cremona perché “i violenti li si doveva isolare” (ho letto anche questo) rispondo solo di non dire cazzate, che facciamo prima.

Francesco “baro” Barilli

8 commenti:

  1. PARTE 1:
    Nel commentare il tuo articolo premetto che io sabato non ho fatto un cazzo di violento. Non avevo mazze o caschi, ma ho visto tutto, dall’inizio alla fine, e letto tutto illeggibile a riguardo. Partiamo dalle premesse che fai.
    Il tuo “soggetto 1” dice “corteo rovinato da una minoranza di violenti”. Bene. Io conosco uno ad uno tutti i gruppi che erano presenti (e dopo dieci anni di movimento anche quasi tutti gli appartenenti ai rispettivi gruppi, almeno di vista!). Soggetto 1 quindi sono sicuro che stia dicendo una cosa falsa. O per ignoranza della geografia di movimento o per mala fede. Vedremo poi sia l’una che l’altra opzione. Per corroborare tale dato di fatto invito a guardare il video in cui il corteo sfila dall’alto alla partenza. Basterebbe il colore (fino alle quasi ultime file sono tutti nelle simpatica veste nera), a chi conosce come funzionano queste dinamiche, per sciogliere ogni dubbio. Se uno è proprio alieno si rifaccia agli striscioni che sfilano con dietro rispettivo raggruppamento. Vada a vedere i loro comunicati di adesione e successivi a sabato. Le chiacchiere stanno sotto zero.
    Ma continuiamo l’analisi del tuo articolo.
    Dice tal Bordo di SEL: “Con un colpo di mano, un gruppo di violenti ben organizzati ha obbligato la testa del corteo, moglie di Emilio inclusa, a farsi da parte per dar vita ad un pesante scontro con la polizia”. Invito pertanto a contattare la moglie di Emilio per chiedere conferma. Il Sig. Bordo con queste (a mio avviso infamanti) parole strumentalizza consapevolmente una conferenza stampa tenuta dalla moglie di Emilio nei giorni precedenti in cui auspica che la manifestazione possa essere il viatico per una città senza più violenza. Conferenza tenuta insieme a ANPI (leggi PD), ARCI (leggi PD) e tutta la sbroda sinistrata per dare un contentino. Basterebbe contattarla per trovare smentita di questa sua “cacciata”, e lo stesso dicasi per i figli. Basterebbe, per sapere della loro assoluta legittimazione di quanto successo in seguito. Erano tutti d’altra parte coinvolti nell’organizzazione del corteo, che si riproponeva di fare esattamente quanto successo. Non è successo nulla che non fosse stato dichiarato come intento dagli organizzatori (cioè il CSA Dordoni e la famiglia di Emilio): si è cercato di andare a Casa Pound e distruggerla, cercando di farsi largo di fronte a quelli che sono considerati, sempre per bocca degli organizzatori, i loro complici e protettori. Niente di strano, quindi, mentre il colpo di mano sarebbe avvenuto se non fosse successo quel che invece è successo. La composizione del corteo è la prova del 9 di ciò: 4 su 5 erano li consapevoli di questa cosa e ben determinati a portarla avanti. Questi sono i fatti, a prescindere che uno possa penare che sia un’idea o una piattaforma scema o furba. Alla domanda “Oppure il cambio alla testa del corteo era o è stato concordato?” si può quindi rispondere: nessun cambio alla testa: le persone che non si sentivano in energia sufficiente per provare a sfondare si sono fatte da parte facendo gli auguri a chi rimaneva.
    Proseguiamo.

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  2. PARTE 2:
    Interviene “soggetto 3”: “un cordone “armato” s’è messo alla testa del corteo, imponendo la propria presenza e la propria modalità di manifestare.”. Ancora una volta l’opinione di soggetto 3 vale come coppe quando briscola è bastone. Alla testa del corteo c’erano gli organizzatori del corteo che facevano quello che stava scritto sull’appello e sul volantino, quindi o soggetto 3 credeva di essere in un posto ma ha sbagliato strada ed è arrivato in un altro o ancora una volta c’è quella mala fede che poi analizzeremo, a mio avviso non scevra di politicismo.
    Proseguiamo.
    A questo punto inserisci nel tuo articolo il comunicato degli organizzatori. E’ auto-esplicativo quindi non credo serva aggiungere altro. Declama la linea sulla quale era convocato il corteo e per cui i compagni sono venuti a cremona. Mi soffermo solo su un punto: “danneggiamenti di banche (7 in tutto, aggiungo io, lievemente scalfite sulle vetrine) e del comando della Polizia Locale (vetrina infranta e mobili ribaltati in una stanza, aggiungo io), avvenuti sul finire del corteo, erano ampiamente evitabili; ma in un corteo di tali dimensioni non potevamo controllare tutto.”. Non è una cosa di poco conto. Perché quando è scoppiato il parapiglia generale, fra gas lacrimogeni e confusione, e tu hai 4.000 su 5.000 persone che sono li con un casco in testa e una gran voglia di spaccare tutto (bada bene faccio un torto a me stesso dicendo queste cose, perché nel nichilismo distruttivo credo non ci sia solo ingenua stupidità ma a volte anche una sana identità insorgente che vuol dare un segnale!), non è per niente facile impedire che le anime più abitué alla devastazione dei simboli del capitalismo non entrino in azione. Ho visto personalmente (e l’ho fatto anch’io, ancora una volta facendo un torto a me stesso!) i ragazzi del dordoni che li fermavano e gli spiegavano che non era quello l’obiettivo della giornata, che la città non avrebbe capito. Si sono davvero impegnati per farlo. Ma come dicono loro se su 5.000 persone ne hai 4.000 armate e incazzate è impossibile controllare tutto. Per spaccare 8 vetrine e ribaltare una scrivania bastano 50 persone. Ne restano 3.550 che continuavano, a più riprese (a mio avviso gloriosamente) ad avanzare verso casa pound, senza scappare ai primi lacrimogeni come troppo spesso è successo in queste circostanze. Per 3 ore ci hanno provato, consapevoli che quello che stavano respirando era il tumorale e vietatissimo gas CS. Devi proprio crederci molto per farlo…
    Proseguiamo.
    La tua lettura del loro comunicato:
    “- La tensione creatasi al corteo del 24 è conseguenza di quanto successo il 18: è colpa dei fascisti, che hanno aggredito Emilio, e delle forze dell’ordine che li hanno protetti.” (qui hai capito bene)
    “- Il CS Dordoni concorda sul fatto che il corteo dovesse muoversi verso la sede di casa Pound, ma non ha voluto gli scontri e in parte li condanna” (qui hai capito male: non è una questione di “volere gli scontri”: se la polizia si mette di mezzo avvengono. Punto. Non rivendica (che è diverso da condanna) le 7 vetrine + commissariato danneggiati. Bisogna saperli leggere i comunicati, anche fra le righe. Se non ti fidi della mia interpretazione ti invito a chiedere direttamente ai militanti del Dordoni.
    Proseguiamo.

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  3. PARTE 3:
    A un certo punto dici: “La sensazione è che abbia ragione Soggetto 3 quando dice che molti hanno scelto di allontanarsi poco dopo la partenza.”. Sbagli. Gli organizzatori o comunque i presenti, consapevoli di cosa sarebbe successo, hanno dato modo a chi per sua indole e o convinzione non si sentiva di provare ad avanzare di “parcheggiarsi” nella parallela via dante. Li quella parte (assolutamente minoritaria) del corteo si è ricongiunta circa 1 ora dopo, finito il primo momento di tensione. Poi ne sono seguiti altri due, entrambi di almeno tre quarti d’ora, con il corteo che di volta in volta si ricomponeva dietro alle tanto vituperate file “Black”. Se hai visto sparire striscioni presumo sia perché mentre uno corre non sta li col bandierone e lo striscione, mi sembra ovvio!
    Arriviamo alle tue conclusioni.
    1: “1. Casa Pound è protagonista di una smaccata apologia del fascismo. Che una simile realtà sia non solo tollerata ma addirittura coccolata è scandaloso. Quest’anno cade il settantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. Una liberazione ottenuta combattendo, non sfilando coi palloncini colorati. Ricordarlo è un dovere. E così pure metterlo a cappello di queste conclusioni.”. Sono ovviamente d’accordo. Bisognerebbe anche ricordare le cause che spianarono la strada al fascismo, la sua natura di gendarme del capitale in una fase di crisi. Bisognerebbe ricavarne le analogie con la fase attuale e capire che, sebbene ovviamente nulla si ripete uguale e il fascismo del fez sia solo un ricordo, i rischi di derive autoritarie e fascistoidi ci sono. La lega nord usa Casa Pound da servizio d’ordine. Io stesso sono stato aggredito da cani sciolti vicini a Veneto Fronte Skinhead solo perché passavo (silenzioso!) vicino a un’iniziativa clericale. Le case occupate di parma sono state aggredite da fascisti spranga alla mano. A Pavia un militante vicino alle lotte operaie e per la casa è stato messo all’angolo con un coltello davanti. Che strano: in periodo di sofferenza sociale i fascisti rispuntano e chi colpiscono? Padroni che assumono immigrati “rubando” il lavoro agli italiani? Speculatori? Tronfi sinistrati istituzionali responsabili alla pari dell’attuale situazione? No. Colpiscono chi fa le lotte reali. Perché sanno che è dal loro agire che parte una riscossa! Lo stesso (IDENTICO) schema visto in grecia fra 2008 e 2012, a cui il movimento di là ha risposto con altro che mazze! Informatevi sull’antifascismo greco se non lo conoscete..E sapete cosa faceva quello Tsipras in cui si riconoscono molti dei critici rispetto a sabato? Pagava gli avvocati ai compagni. Anche a quelli anarchici (io non sono anarchico specifico) che invitavano a disertarlo nelle urne. Diceva che facevano bene, che difendevano la classe operaia. Non sarebbe mai arrivato a prendere le distanze. Addirittura lo stesso Ferrero alla domanda “cosa dice degli scontri?” ha risposto “l’unica violenza è quella di casa pound”. Che bisogno c’era di scrivere comunicati in cui si prendono le distanze? La sproporzione numerica avrebbe suggerito quantomeno un furbesco silenzio…Poi si chiedono perché in italia non se li caca nessuno…vogliono i voti degli operai ma non stanno nelle lotte operaie, vogliono i voti degli esclusi ma non li portano a occupare le case, vogliono i voti degli antifascisti ma ne prendono le distanze quando fanno quello che annunciano di voler fare…mah, problemi loro, ormai chiunque sia nato dall’ ’85 in avanti si è messo il cuore in pace che bisogna far senza sponda istituzionale, e forse meglio viste le posizioni e la pochezza espressa…

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  4. PARTE 4:
    2: “L’antifascismo deve farsi testimonianza culturale costante nella società. Il fascismo lo si combatte innanzitutto mostrandone l’orrore, combattendo il revisionismo storico, sottolineando le alleanze odierne (con la Lega in primis) e le colpevoli banalità sul passato (i vari “il fascismo ha fatto anche cose buone” e via dicendo). Senza questa attività preventiva, sfasciare vetrine per attestare la propria esistenza in vita non serve a nulla. E lo dico sul piano pratico, non su quello etico. Non m’interessa parlare di cosa è giusto fare e cosa no: vorrei parlare di cosa è utile fare, di cosa è inutile e di cosa è, addirittura, controproducente.”. Bene. Penso che nessuno dei 4.000 che hanno provato ad andare a casa pound non condivida. Ed è tutta gente che lo fa, ogni giorno, con sacrificio e senza ritorno economico, senza guadagnarci uno stipendio in regione o un bando ritagliato dal comune. Solo perché sono compagni. Sono (siamo) i compagni che bloccano i cancelli e ottengono contratti di lavoro nella logistica, che occupano le case e ottengono un tetto per le persone, che aprono palestre popolari e ottengono sport e salute per poveri, che aprono spazi di socialità e fanno seminari di approfondimento. Mbe? Quelli che erano per l’opzione “andiamo a casa pound” so per certo che fanno queste cose. Le faccio con loro tutti i giorni. Sel e L’altra Europa oltre a annunciare costituenti e formule alchemiche elettorali? Non dico non facciano niente, lo so che nella provincia trovi qualche buona persona ecc…ma direi che non possono neanche da lontano darci lezioni sul tuo punto 2. Da qui ricavo la prima considerazione mia. Nel dissociarsi, credo che in molti ci sia strumentalità e politicismo per cercare di legittimarsi agli occhi delle “buone persone che non vogliono casino” e recuperare un po’ dell’enorme gap di credibilità che hanno accumulato dal 2004 in avanti rispetto al movimento e in particolare rispetto a quello antagonista. Credo che in buona parte dei critici, insomma, ci sia mala fede e calcolo politico. Altrimenti non si spiega la scelta ponderata di uscire con comunicati. Sarebbe bastato tacere. E questo scava un fosso ancora più largo da chi invece anima le tante lotte che ho citato.
    3: “Qualcuno dirà “E le sedi di casa Pound non vanno forse chiuse? Agendo sul piano culturale, senza una dura reazione nei fatti non si ottiene nulla!!!”. Vero solo in parte: con un’attenta operazione culturale e di memoria quelle sedi non verrebbero neanche aperte. Al fascismo e ai suoi rigurgiti si deve impedire di trovare terreno fertile, così la malapianta non cresce neppure.”. Si si vero. Il problema è che la sera uscendo ci guardiamo le spalle noi, e sai com’è abbiamo un tantino l’urgenza di stroncare queste persone. Non vengono mica a prendere il portavoce di SEL o dell’Altre Europa, vanno da chi fa le lotte sociali. Siete mai stati aggrediti da una squadraccia di fascisti senza che a voi mai vi fosse neanche passato nell’anticamera del cervello di cercare loro? Sapete che bella sensazione è? Avete mai visto la polizia che un secondo dopo interviene e minaccia di arrestarvi mentre urla a loro “via ragazzi o dobbiamo fermare anche voi”? Sapete il male che fa un occhio che non si chiude per un livido, un labbro che si spacca, una costola che si incrina sotto una catena, un dente che si sbriciola? Io sì. Vedete come cambiate opinione, che dietro una tastiera la ricetta migliore son buoni tutti ad averla.

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  5. PARTE 5:
    4: “Una manifestazione non è fatta solo dai contenuti che si vogliono esprimere, ma anche dalle modalità con cui le si vuole esprimere. In questo campo, la forma è essa stessa sostanza. Poi, chiaro, le modalità possono essere diverse anche all’interno di una data manifestazione (è una ricchezza, non un difetto!) ma è bene che quelle diversità siano discusse prima. E accettate (allora si manifesta insieme) o rifiutate (e allora chi vuole può farsi una propria manifestazione, in altro tempo o luogo).”. Questo tuo punto 4 è il miglior sponsor della mia argomentazione. Se è una ricchezza e non un difetto che nessuno parli contro l’altro, basta poco. Viva la professoressa di 50 anni che sfila in corteo, e ci mancherebbe a chiederle di sfondare e andare a casa pound! La solita vecchia arma della “divisione fra buoni e cattivi” con cui lo stato ha stroncato Genova ma che la generazione successiva, soprattutto elaborando l’esperienza della Val Susa, ha rispedito al mittente. Chi ancora ci casca è talmente lontano da far quasi tenerezza. Le modalità erano discusse, chiare e dichiarate prima, se uno le rifiutava poteva farsi la sua manifestazione! Se no ripeto bastava stare zitti.
    5: “In questi casi in troppi vogliono solo sottolineare il proprio purissimo pedigree antifascista. Una sorta de “il mio antifascismo è più lungo del tuo!” che non m’appassiona. Ma l’antifascismo visto a Cremona è stato solo un’inutile rappresentazione muscolare e di facciata.”. La valutazione finale la glisso, è la tua. L’antifascismo visto a cremona è solo un momento in un antifascismo quotidiano di chi (ormai mi sono rotto di ripeterlo!) occupa case, fa picchetti, apre palestre ececec. L’antifascismo dei critici (badate bene, non chi “non si riconosce”, quelli sono di più, intendo quei partiti/liste che han sentito il bisogno di scrivere comunicati contro!) è quello di chi ogni anno fa un comitato elettorale con un nome diverso, lo riempie di “yes man” e poi chiede ai primi di votarlo, così da avere ancora quei due-tre stipendi a provincia da far girare. Che tristezza! Ma come in numeri di sabato esprimevano…anche chissenefrega. C’è però un danno collaterale: che i giorni dopo sarebbero stati duri da gestire era ovvio. Con i comunicati di SEL e Altra Europa, e in particolare di Altra Europa (mi correggo: è proprio a firma Rifondazione) si spiana la strada a uno sgombero del Dordoni. Rifondazione lo dice chiaramente: rescindiamo ogni legame, prego sindaco sia solerte. Questa è infamia, calcolata nel più classico stile “sbarazziamoci della concorrenza a sinistra che tra l’altro evidenzia le nostre mancanze”, e non la si perdona.

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  6. Ottimo commento di Emilio Canzi. Anche io ero a Cremona, anche io in veste di osservatore antifascista che non ha preso parte a scontri di alcun genere, e anche io la vedo al 100% come Emilio Canzi. A questo punto sarei curioso di sapere cosa ne pensa il barilli.
    In tutto ciò la colpa più grave ce l'ha la sinistra cittadina, soprattutto Rifondazione che nonostante sia in Comune ha permesso che si arrivasse a quanto accaduto, cioè un compagno in fin di vita.

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    1. Scusate, vorrei firmarmi col mio pseudonimo internettiano: Classe.

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  7. Ho risposto, per comodità, con un nuovo post: lo trovate in home page.

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