Allora: lista degli argomenti recenti di cui NON ho parlato:
- Bunga Bunga
- Caso Battisti
- L’ultima intervista rilasciata da Licio Gelli (per questa almeno posso segnalarvi il link. E' apparsa su "Il Tempo", 28 gennaio 2011, ed è stata raccolta da Attilio Ievolella. Grazie a Marco per avermela segnalata).
Sui primi 2 ci sarebbero diverse cose da dire (in campi e modi diversi, ovvio) ma ho poco tempo e poca voglia.
Sul terzo punto, a mancare è solo il tempo.
Per ora mi limito a sottolineare un passaggio dell’intervista al “venerabile”:
«Quel Piano, come lo chiama lei, non solo lo rifarei, ma vorrei
anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno.
All'epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo
riusciti ad attuarlo... In quel momento avevamo in mano tutto: la
Gladio, la P2 e... un'altra organizzazione, che ancora oggi non è
apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora
viva tutt'oggi, nonostante abbia oramai tanti anni... Avevamo tre
organizzazioni... ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente
messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe
valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il
Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive
oggi...»
Qual era questa terza organizzazione?
«Mi dispiace, ma non ricordo, davvero...»
L’allusione alla “altra organizzazione”, oltre a Gladio e P2, mi sembra abbastanza trasparente (il cosiddetto “Noto servizio”).
Per quanto riguarda la persona ancora viva tutt'oggi, nonostante abbia oramai tanti anni: una bambolina usata a chi indovina il riferimento.
Ma oggi voglio invece fare un accenno a quel che bolle in pentola da
parte mia. Cose abbastanza complesse, tanto da togliermi il tempo per
altri articoli o commenti.
Una la sapete già: è il fumetto su Piazza della Loggia, su cui sto lavorando assieme a Matteo Fenoglio (non è un segreto: tempo fa se ne è parlato anche sull’Unità). Un lavoro per cui dovrete però ancora pazientare un annetto…
Il lavoro che apparirà più a breve (metà giugno, spero)… Beh, anche
questo non è un gran segreto: chi ha visto il calendario Memoria
Resistente 2011 ha già capito ci cosa parlo.
Però, tanto per “giocare” un po’ col mistero, per ora dico solo che:
- è un altro fumetto
- il mio compagno d’avventura stavolta è Manuel De Carli
- comincerò a postare qualche immagine, a cominciare da oggi.
lunedì 31 gennaio 2011
mercoledì 12 gennaio 2011
"I bambini non nati di mio fratello Luigi". Di Lorenzo Pinto
Grazie a una segnalazione pervenutami alla casella di posta di reti-invisibili, voglio ricordare Lorenzo Pinto, pubblicando una lettera che scrisse per La Repubblica il 29 maggio 2002, in ricordo del fratello Luigi, deceduto nella strage di Piazza della Loggia.
Purtroppo non ho fatto in tempo a conoscere personalmente Lorenzo. Ma ho avuto modo di leggerne gli scritti, apprezzando il suo impegno civile: è giusto ricordare Lorenzo Pinto, ora che purtroppo anche lui ci ha lasciati...
"Gino guarda Lorenzo, Gino guarda Lorenzo", - ...così prega la madre di Gino, oramai settantatreenne e si raccomanda al Dio buono degli uomini di proteggere le persone care rimaste. Gino, così chiamiamo Luigi nel sud dell'Italia, non fu poi molto fortunato. Ritornò in una cassa di mogano, avvolta in una bandiera tricolore da un lato e dall'altra con una bandiera rossa. Morì perché era di spalle a un cestino portarifiuti imbottito di tritolo, fatto esplodere la mattina del 28 maggio del 1974 a Brescia, in piazza della Loggia. Gino era sposato da otto mesi, con una donna dai capelli d'oro, una donna del Nord. Io ero poco più di un ragazzo e sognavo Di Vittorio al posto di Robin Hood - "Di Vittorio conosce il vocabolario italiano a memoria!", dicevano i vecchi della sezione comunista.
Tre processi, quattro istruttorie, la quinta è in corso, 28 anni sono trascorsi, nessuna verità giudiziaria. A volte mi chiedo come possono vivere o come hanno potuto vivere questi personaggi. Come hanno potuto accarezzare la fronte dei propri figli, baciato la donna amata, sognato se mai un mondo migliore?
Io non parlo e non chiedo la giustizia dei tribunali. Stando alle pronunce dei tribunali, Mussolini non ebbe parte nell'omicidio di Matteotti, Trotzkji si unì a Hitler contro l'Urss, Sacco e Vanzetti erano colpevoli, Persano fu l'unico responsabile di Lissa, Anna Bolena meritò la decapitazione perché adultera e Giovanna d'Arco il rogo perché vestiva abiti maschili. In sede storica la decisione dei tribunali è stata spesso un buon viatico per la tesi opposta. Per me, giustizia è la consapevolezza degli uomini di che cosa è accaduto.
Da molto tempo le stragi non sono più raccontate; commemorate, sì, ma ridotte a eventi lapidari. La memoria è duratura se è un racconto ripetuto: racconto, cioè svolgimento narrativo e non rappresentazione di un evento isolato; ripetuto, in quanto abbia un senso al mutare del contesto e delle generazioni.
Io, adesso, non sono più un ragazzo che sogna "Di Vittorio al posto di Robin Hood", sogno come sarebbe stato mio fratello Gino, i suoi occhi ridenti, e se fossi stato lo zio dei suoi figli avrei cantato loro la ninna nanna della mia terra. Non è così.
Dovremo avere un giorno della memoria, come per le vittime dei campi di sterminio, dedicato ai caduti per stragi, terrorismo, mafia. Un giorno dell'anno, rosso sul calendario.
di Lorenzo Pinto
(lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica del 29 maggio 2002)
Purtroppo non ho fatto in tempo a conoscere personalmente Lorenzo. Ma ho avuto modo di leggerne gli scritti, apprezzando il suo impegno civile: è giusto ricordare Lorenzo Pinto, ora che purtroppo anche lui ci ha lasciati...
"Gino guarda Lorenzo, Gino guarda Lorenzo", - ...così prega la madre di Gino, oramai settantatreenne e si raccomanda al Dio buono degli uomini di proteggere le persone care rimaste. Gino, così chiamiamo Luigi nel sud dell'Italia, non fu poi molto fortunato. Ritornò in una cassa di mogano, avvolta in una bandiera tricolore da un lato e dall'altra con una bandiera rossa. Morì perché era di spalle a un cestino portarifiuti imbottito di tritolo, fatto esplodere la mattina del 28 maggio del 1974 a Brescia, in piazza della Loggia. Gino era sposato da otto mesi, con una donna dai capelli d'oro, una donna del Nord. Io ero poco più di un ragazzo e sognavo Di Vittorio al posto di Robin Hood - "Di Vittorio conosce il vocabolario italiano a memoria!", dicevano i vecchi della sezione comunista.
Tre processi, quattro istruttorie, la quinta è in corso, 28 anni sono trascorsi, nessuna verità giudiziaria. A volte mi chiedo come possono vivere o come hanno potuto vivere questi personaggi. Come hanno potuto accarezzare la fronte dei propri figli, baciato la donna amata, sognato se mai un mondo migliore?
Io non parlo e non chiedo la giustizia dei tribunali. Stando alle pronunce dei tribunali, Mussolini non ebbe parte nell'omicidio di Matteotti, Trotzkji si unì a Hitler contro l'Urss, Sacco e Vanzetti erano colpevoli, Persano fu l'unico responsabile di Lissa, Anna Bolena meritò la decapitazione perché adultera e Giovanna d'Arco il rogo perché vestiva abiti maschili. In sede storica la decisione dei tribunali è stata spesso un buon viatico per la tesi opposta. Per me, giustizia è la consapevolezza degli uomini di che cosa è accaduto.
Da molto tempo le stragi non sono più raccontate; commemorate, sì, ma ridotte a eventi lapidari. La memoria è duratura se è un racconto ripetuto: racconto, cioè svolgimento narrativo e non rappresentazione di un evento isolato; ripetuto, in quanto abbia un senso al mutare del contesto e delle generazioni.
Io, adesso, non sono più un ragazzo che sogna "Di Vittorio al posto di Robin Hood", sogno come sarebbe stato mio fratello Gino, i suoi occhi ridenti, e se fossi stato lo zio dei suoi figli avrei cantato loro la ninna nanna della mia terra. Non è così.
Dovremo avere un giorno della memoria, come per le vittime dei campi di sterminio, dedicato ai caduti per stragi, terrorismo, mafia. Un giorno dell'anno, rosso sul calendario.
di Lorenzo Pinto
(lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica del 29 maggio 2002)
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