In uscita: "Scuola Diaz: vergogna di stato".
Il processo alla polizia per l'assalto alla Diaz al G8 di Genova
Edizioni Alegre
a cura di Checchino Antonini, Francesco Barilli, Dario Rossi. Prefazione di Massimo Carlotto
Genova,
notte del 21 luglio 2001. Mentre i treni portavano via gran parte dei
manifestanti, vittime poche ore prima di cariche indiscriminate, decine
di agenti operavano una violentissima irruzione nella sede del Genoa
social forum ferendo gravemente 63 persone e arrestandone 93 per
associazione a delinquere. Accuse infondate che servivano a trovare dei
capri espiatori per le violenze di piazza, utili a criminalizzare i
movimenti contro il G8. In questo libro la ricostruzione dei fatti
attraverso la requisitoria dei Pm pronunciata nel processo di primo
grado che si concluderà con l'assoluzione della catena di comando e con
lievi condanne per i responsabili di tale "macelleria messicana".
"La
lettura di ogni singola pagina sgomenta e alla fine rimane il senso di
impotenza delle vittime rimaste senza giustizia. Colpisce ogni singola
vicenda, dramma personale in una tragedia collettiva. C'è da augurarsi
che ognuna, grazie alla solidarietà e alla "nostra" concezione di
intendere il mondo, abbia trovato la forza di superare i gravissimi
traumi fisici e psicologici subiti quella notte". [Dalla prefazione di Massimo Carlotto]
Checchino Antonini,
giornalista di Liberazione inviato a Genova nel 2001. Sul movimento No
Global ha pubblicato Zona Gialla, Fratelli Frilli Editore, Genova 2002.
Francesco Barilli,
mediattivista, coordina il sito www.reti-invisibili.net, collabora con
Haidi Giuliani ed è autore di diversi lavori sulle giornate genovesi.
Dario Rossi, è avvocato di parte civile del Genoa Social Forum.
Massimo Carlotto, è uno dei più famosi scrittori europei di libri noir in gran parte pubblicati in Italia dalla casa editrice e/o.
venerdì 8 maggio 2009
giovedì 7 maggio 2009
Per la prima volta il Quirinale accoglie Licia Pinelli
Licia Pinelli, vedova del ferroviere anarchico morto nella notte fra il
15 e il 16 dicembre 69 (in seguito a una caduta dal quarto piano della
questura di Milano, durante le prime indagini sulla strage di Piazza
Fontana) ha raccolto l’invito del Presidente Napolitano di partecipare
alla cerimonia in ricordo di tutte le vittime del terrorismo e delle
stragi, il prossimo 9 maggio. Lo ha fatto con la dignità di sempre: “è
il riconoscimento che anche mio marito è stata una vittima”, ha
confidato a La Stampa.
Molte voci accolgono favorevolmente il gesto di Napolitano. Fra queste, quella di Manlio Milani, Presidente dell’Associazione delle Vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, che già due anni fa, in occasione della commemorazione della strage in cui perse la moglie, aveva chiesto un gesto da parte dello Stato in direzione di Giuseppe “Pino” Pinelli, l’assunzione di una responsabilità morale e civile nella morte dell’anarchico.
Fra queste voci favorevoli se ne levano altre di dissenso. Le agenzie riportano lo sconcerto di Mariella Magi (vedova dell'agente Dionisi, ucciso da Prima Linea) e le parole ancor più dure di Giovanni Berardi (figlio del maresciallo della Digos Rosario Berardi, assassinato nel 78), ma sono poche eccezioni. E nessuno ha finora raccolto il parere delle vittime della strage di Piazza Fontana, forse le persone maggiormente titolate ad esprimere un parere nel merito. Franca Dendena e Carlo Arnoldi (figli rispettivamente di Pietro Dendena e Giovanni Arnoldi, morti nell’attentato del 12 dicembre 69) non esprimono però perplessità sull’iniziativa di Napolitano. “Non ci sentiamo offesi dal gesto del Presidente. Anzi, lo accogliamo come un segno positivo nella direzione di costruire davvero quella memoria condivisa di cui il Paese ha bisogno. Un gesto significativo anche nel dire conclusa la stagione della violenza politica”.
Già poche settimane fa, prima che trapelasse la notizia dell’invito del Quirinale a Licia Pinelli, avevo avuto occasione di parlare con alcuni familiari delle vittime di Piazza Fontana. Era emerso il tema della pesantezza di una memoria ormai gravata da quarant’anni passati senza l’individuazione dei colpevoli. Ad una mia riflessione circa la necessità di non mettere una pietra sopra la vicenda mi era stato risposto che il punto non era quello: la pietra, piaccia o meno, c’è già e l’ha messa il tempo. “Il punto è riconoscere che tutte le Istituzioni sono state assenti – e in molti casi ben peggio che assenti – e questo riconoscimento deve avvenire dalla più alta carica dello Stato. Forse, se così fosse, potremmo dire davvero che qualcosa è cambiato”. La notizia dell’invito rivolto dal Presidente Napolitano alla vedova Pinelli, nella significativa occasione della cerimonia in ricordo delle vittime di terrorismo e stragi, è sicuramente un segnale positivo in quella direzione.
Francesco “baro” Barilli
Molte voci accolgono favorevolmente il gesto di Napolitano. Fra queste, quella di Manlio Milani, Presidente dell’Associazione delle Vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, che già due anni fa, in occasione della commemorazione della strage in cui perse la moglie, aveva chiesto un gesto da parte dello Stato in direzione di Giuseppe “Pino” Pinelli, l’assunzione di una responsabilità morale e civile nella morte dell’anarchico.
Fra queste voci favorevoli se ne levano altre di dissenso. Le agenzie riportano lo sconcerto di Mariella Magi (vedova dell'agente Dionisi, ucciso da Prima Linea) e le parole ancor più dure di Giovanni Berardi (figlio del maresciallo della Digos Rosario Berardi, assassinato nel 78), ma sono poche eccezioni. E nessuno ha finora raccolto il parere delle vittime della strage di Piazza Fontana, forse le persone maggiormente titolate ad esprimere un parere nel merito. Franca Dendena e Carlo Arnoldi (figli rispettivamente di Pietro Dendena e Giovanni Arnoldi, morti nell’attentato del 12 dicembre 69) non esprimono però perplessità sull’iniziativa di Napolitano. “Non ci sentiamo offesi dal gesto del Presidente. Anzi, lo accogliamo come un segno positivo nella direzione di costruire davvero quella memoria condivisa di cui il Paese ha bisogno. Un gesto significativo anche nel dire conclusa la stagione della violenza politica”.
Già poche settimane fa, prima che trapelasse la notizia dell’invito del Quirinale a Licia Pinelli, avevo avuto occasione di parlare con alcuni familiari delle vittime di Piazza Fontana. Era emerso il tema della pesantezza di una memoria ormai gravata da quarant’anni passati senza l’individuazione dei colpevoli. Ad una mia riflessione circa la necessità di non mettere una pietra sopra la vicenda mi era stato risposto che il punto non era quello: la pietra, piaccia o meno, c’è già e l’ha messa il tempo. “Il punto è riconoscere che tutte le Istituzioni sono state assenti – e in molti casi ben peggio che assenti – e questo riconoscimento deve avvenire dalla più alta carica dello Stato. Forse, se così fosse, potremmo dire davvero che qualcosa è cambiato”. La notizia dell’invito rivolto dal Presidente Napolitano alla vedova Pinelli, nella significativa occasione della cerimonia in ricordo delle vittime di terrorismo e stragi, è sicuramente un segnale positivo in quella direzione.
Francesco “baro” Barilli
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