Licia Pinelli, vedova del ferroviere anarchico morto nella notte fra il
15 e il 16 dicembre 69 (in seguito a una caduta dal quarto piano della
questura di Milano, durante le prime indagini sulla strage di Piazza
Fontana) ha raccolto l’invito del Presidente Napolitano di partecipare
alla cerimonia in ricordo di tutte le vittime del terrorismo e delle
stragi, il prossimo 9 maggio. Lo ha fatto con la dignità di sempre: “è
il riconoscimento che anche mio marito è stata una vittima”, ha
confidato a La Stampa.
Molte voci accolgono favorevolmente il gesto
di Napolitano. Fra queste, quella di Manlio Milani, Presidente
dell’Associazione delle Vittime della strage di piazza della Loggia a
Brescia, che già due anni fa, in occasione della commemorazione della
strage in cui perse la moglie, aveva chiesto un gesto da parte dello
Stato in direzione di Giuseppe “Pino” Pinelli, l’assunzione di una
responsabilità morale e civile nella morte dell’anarchico.
Fra
queste voci favorevoli se ne levano altre di dissenso. Le agenzie
riportano lo sconcerto di Mariella Magi (vedova dell'agente Dionisi,
ucciso da Prima Linea) e le parole ancor più dure di Giovanni Berardi
(figlio del maresciallo della Digos Rosario Berardi, assassinato nel
78), ma sono poche eccezioni. E nessuno ha finora raccolto il parere
delle vittime della strage di Piazza Fontana, forse le persone
maggiormente titolate ad esprimere un parere nel merito. Franca Dendena e
Carlo Arnoldi (figli rispettivamente di Pietro Dendena e Giovanni
Arnoldi, morti nell’attentato del 12 dicembre 69) non esprimono però
perplessità sull’iniziativa di Napolitano. “Non ci sentiamo offesi dal
gesto del Presidente. Anzi, lo accogliamo come un segno positivo nella
direzione di costruire davvero quella memoria condivisa di cui il Paese
ha bisogno. Un gesto significativo anche nel dire conclusa la stagione
della violenza politica”.
Già poche settimane fa, prima che
trapelasse la notizia dell’invito del Quirinale a Licia Pinelli, avevo
avuto occasione di parlare con alcuni familiari delle vittime di Piazza
Fontana. Era emerso il tema della pesantezza di una memoria ormai
gravata da quarant’anni passati senza l’individuazione dei colpevoli. Ad
una mia riflessione circa la necessità di non mettere una pietra sopra
la vicenda mi era stato risposto che il punto non era quello: la pietra,
piaccia o meno, c’è già e l’ha messa il tempo. “Il punto è riconoscere
che tutte le Istituzioni sono state assenti – e in molti casi ben peggio
che assenti – e questo riconoscimento deve avvenire dalla più alta
carica dello Stato. Forse, se così fosse, potremmo dire davvero che
qualcosa è cambiato”. La notizia dell’invito rivolto dal Presidente
Napolitano alla vedova Pinelli, nella significativa occasione della
cerimonia in ricordo delle vittime di terrorismo e stragi, è sicuramente
un segnale positivo in quella direzione.
Francesco “baro” Barilli
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