Ha destato scalpore un servizio di Paolo Tessadri, apparso sull’Espresso
on line: alcuni neonazisti altoatesini si sono fatti un’allegra
scampagnata nel campo di concentramento di Dachau. “Una gita che
incenerisce i confini della decenza”, scrive il giornalista; e ancora:
“sono l'avanguardia dell'orrore, quella capace di superare ogni limite”.
Frasi che, ovviamente, condivido appieno, e in generale all’articolo si
deve riconoscere il merito di inquadrare l’episodio in un contesto
preciso: il giornalista non lo minimizza né lo tratta come evento
sporadico, ma lo inserisce nel crescente ritorno di ideologie razziste e
xenofobe che ormai non si può liquidare come semplice “rigurgito”. Se
però l’articolo è preciso e giustamente indignato nel parlare di
avanguardie, forse c’è da aggiungere qualcosa su ciò che sta alle spalle
dell’allegra scampagnata neonazista, con tanto di foto ricordo.
Date un’occhiata a questo sito: www.mussolini.net/, che si presenta come
“Predappio tricolore souvenir”. Il catalogo è ricco; correte, perché ci
sono anche gli aggiornamenti: nuove maglie (novità, bimbo e donna),
berretti, busti, tagliacarte e orologi. Non so se ci siano offertissime 3
x 2, o se possiate avere gratis una daga assieme a tre accendini o
viceversa (potete scegliere tra i modelli con croce celtica, con
svastica, con Hitler: vasta gamma a disposizione).
Ma, per dirla
tutta, a me preoccupa meno Predappio o l’allegra scampagnata dei
naziskin che non chi, da quel pulpito culturale che è Porta a Porta,
rivisitò la storia politica e familiare di Mussolini con intenti di
riabilitazione. Certo, la televisione può essere un frullatore che
riduce tutto a una poltiglia disgustosa, ma a noi tocca inghiottirla…
Chiarisco subito: non sto paragonando secondo criteri di priorità o di
indignazione quella riabilitazione un po’ cialtrona con il
merchandaising di Predappio, o con la gita a Dachau (che restano più
gravi), ma sto evidenziando i nessi causali, cercando di spiegare dove
sta la causa e dove sta l’effetto. Perchè viviamo in tempi in cui certi
commentatori amano rivisitare la storia del ventennio, sostenendo che il
fascismo non fu solo una dittatura spietata, o che le sue colpe sono
tutte da circoscrivere alla sua ultima fase (sommariamente dalle leggi
razziali in poi).
Non ci sorprendano dunque i giovani in gita a
Dachau, con saluto Hitleriano o con un accendino sotto la lapide che
ricorda una sinagoga bruciata nella “notte dei cristalli”: sono solo i
frutti malati di una semina amara. E non ci dovrà sorprendere se, fra
qualche tempo, tornerà il ritornello secondo cui “con Mussolini almeno i
treni arrivavano in orario”. Quel che manca in questo Paese è la
memoria: forse i treni arrivavano in orario, ma certi partivano per
Birkernau…
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