In questi giorni alcune cose mi hanno fatto riflettere, ma mi sembrava
non meritassero spazio tempo ed energie per un articolo. O comunque, se
pure lo meritavano, ero io a non avere quel tempo e quelle energie.
Dunque, ecco solo alcune riflessioni a ruota libera.
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L’addio di Mara Carfagna al PDL
Preciso subito che la faccenda in sé non m’interessa molto, di
conseguenza ne ho letto poco: giusto quanto basta per capire che si
tratta di una lotta di potere interna al PDL in Campania, che riverbera
su scala nazionale. Se poi si tratti davvero di un addio o solo di una
burrasca momentanea è altra faccenda (da quanto sembra è possibile una
ricomposizione della frattura) e pure questa non mi tocca.
Però la
curiosità mi ha spinto a dare un’occhiata in edicola a come presentavano
la notizia Il Giornale e Libero: come m’aspettavo, i toni oscillano fra
il livoroso e l’ironico contro l’attuale Ministro. Non si può parlare,
almeno non ancora, di “macchina del fango” o di “metodo Boffo”; semmai
di una loro applicazione light.
Certo, dà da pensare che chiunque si
discosti dalla linea del Principe sia oggetto di simili “attenzioni”.
Mara Carfagna, va ricordato, è stata una delle figura più vicine a
Berlusconi, specie a livello di immagine. Ricordo quando (mi sembra in
occasione del G8 all’Aquila, ma potrei sbagliarmi) fu scelta per fare
gli onori di casa, a mo’ di immaginetta: anche “la ministra più bella
del mondo” può essere liquidata in fretta, se diventa scomoda.
Tutto
questo, però, mi serve solo per dire che chi si lamenta della “macchina
del fango” sarebbe più credibile oggi se avesse fatto sentire la
propria voce qualche anno fa. Precisamente, quando la macchina fu
mobilitata per insultare quella brava persona (e ottimo giornalista) che
era Enzo Baldoni. Per chi volesse saperne di più, cliccare qui.
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“Vieni via con me” e Liberazione
Su Liberazione del 17 novembre, Roberta Ronconi si pone alcune domande
sul successo della trasmissione condotta da Saviano e Fazio su Rai3,
concludendo così: “E’ un evento che non può essere ignorato, che ci
regala molte domande e tanti buoni motivi per pensare. Là fuori c’è
un’Italia che davvero non conosciamo abbastanza”.
Alcune precisazioni:
1. Su Saviano non ho un’opinione ben definita. Gomorra ce l’ho fermo
sul comodino da quando me l’hanno regalato. Il Saviano televisivo l’ho
visto in poche pillole (ho un pessimo rapporto con la TV; appena posso
la evito e anche quando la guardo m’annoia in fretta), ma in quelle
piccole dosi l’ho trovato insipido. C’è di peggio, per carità, ma non
m’ha entusiasmato, e “Vieni via con me” non l’ho vista. Ho invece letto
alcuni suoi articoli su Repubblica e mi sono piaciuti. Nel complesso:
troppo poco per esprimere un giudizio su di lui, come persona o come
scrittore.
2. Prima ancora dell’articolo di Ronconi avevo letto,
sempre su Liberazione, un articolo molto critico dopo la prima puntata
di “Vieni via…” (a firma, mi pare di Paolo Persichetti).
Nel
complesso, ho trovato spiacevoli le critiche di Liberazione a Saviano
(Persichetti, preciso, è stato molto più duro di Ronconi).
Dirò la
mia impressione (che, non conoscendo Saviano – come ho spiegato, può
essere sbagliatissima). Mi sembra che a sinistra si tema chi può
intercettare un certo malcontento verso il centrodestra senza
traghettare voti nella nostra direzione.
Un timore giustificato?
Probabilmente sì; forse persino legittimo, in tempi in cui anche la
politica deve fare i conti con un bacino di utenza e di attenzione
sempre più limitato, in cui il rischio di vedersi “sfilati di tasca” i
propri potenziali elettori è sempre alto.
Però resta l’impressione
che Ronconi abbia ragione nel porre un problema (“c’è un’Italia che non
conosciamo abbastanza”) di cui intuisce l’entità senza individuarne però
i dettagli. Forse il successo di Saviano può essere spiegato
semplicemente col vuoto (televisivo, informativo e culturale) che c’è
attorno: se molti telespettatori scelgono “Vieni via con me” è solo
perché non c’è molto di meglio in giro…
Ma tutto questo meriterebbe altri approfondimenti. Vedremo in futuro…
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Berlusconi dice ai suoi: “ci vuole più sobrietà”
Più o meno è come se Totò Riina dicesse: “ragazzi, c’è una criminalità in giro che non se ne può più!…”.
Francesco “baro” Barilli
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