“Cantautore anarchico”, dicono. Ed è pure vero, eh, però mica so se gli fa piacere essere definito sempre così. Che poi non vorrei diventasse una moda ed emergessero un “poeta socialdemocratico”, uno “scrittore forzista”, il “saldatore leghista”… o, peggio, “l’intellettuale alfaniano” (orrore nell’ossimoro!!!).
Però, anarchico lo è. E questa è pure una cosa che abbiamo in comune. Come il fatto che io e lui ci si incrocia sempre al 20 luglio (dai, sapete bene dove e perché!!!). E altro ancora, ma adesso basta divagare…
Mare Nero è il suo nuovo disco (e io mi sa proprio che li ho tutti!!!). Ed è un disco bello, vario e compatto al tempo stesso.
Vario perché le canzoni sono “ripescate” da vari momenti della sua vita; compatto perché in ogni brano c’è sempre (come negli altri suoi lavori, dico) l’amore per gli ultimi, “gli sfigati”, “i dimenticati” e le pagine di storia ingiustamente dimenticate…
Così, si va da “Ambaradan” (che se uno l’ascolta e poi va avanti a pensare “italiani brava gente” è fesso o peggio) al recupero di “Zolletta” (per Enzo G. Baldoni: che se non mi sbaglio finora era presente solo su un suo vecchio live) fino alle lotte popolari di ieri (“Santa Croce”) e di oggi (“Maddalena di Valsusa”).
Ci sono anche tanti luoghi, in questo cd: l’Abissinia, Lecce, la Valsusa... E tanta Milano: quella di Mario, quella dei viali malinconici del ricordo di Zolletta, quella straniata e straniante delle sue stazioni.
Sarà pure un disco di “ripescaggi”, ma Mare Nero è un disco dannatamente riuscito. Dico di più: un lavoro estremamente maturo, non solo nei testi (che Alessio scriva bene non è una novità), ma pure nella raffinata ricerca musicale. Basti ascoltare le citazioni dal tema di Pinocchio in “Hanno ammazzato il Mario in bicicletta”, o l’arrangiamento tzigano di “Porrajmos”, dove sembra quasi che Alessio voglia non solo “accompagnare” il proprio testo, ma “raccontare anche con la musica”.
Poi ci sta pure la title track, vero inno all’anarchia. Ma di quella non parlo, che sennò rafforzo l’etichetta di cui parlavo all’inizio (“Cantautore anarchico”). E poi perché sennò ci si commuove, e non c’è manco un fazzoletto rosso-nero in giro, quando serve…
Francesco “baro” Barilli
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