mercoledì 24 gennaio 2007

APPUNTI DI UN BOIA – quarta e ultima parte

    Ancora oggi benpensanti e moralisti continuano a squadrarmi in modo sinistro, quando non mi minacciano con lo spettro di maledizioni divine che francamente non mi danno alcuna emozione. Stupidi! Non si rendono conto che nessuna punizione può essere superiore a quella che già subisco in questa vita. La fratellanza con la morte è un legame che pesa, lega, segna... Nessun ripensamento può reciderlo, ed induce a confrontarsi costantemente col vuoto delle conoscenze umane sulla vita, disilludendo alla fine chi pensa che proprio quel legame consenta di risolverne il mistero.
    - E’ un problema di coscienza -, dicono.
    - L’uomo non si può sostituire a Dio -.
    Buffa cosa, la coscienza, buffa travestita da seria; basta poco per farla tacere. E buffa cosa è Dio, ciclicamente tirato fuori dai cassetti impolverati della memoria. Oggi si torna a parlarne ed io sono contento di questo: nonostante sia oggetto di anatemi fatti in suo nome le mie uniche, timide speranze per questa società le ripongo nel ritorno di una dimensione spirituale, non certo nel fumoso e spocchioso filosofeggiare degli uomini.
    I moralisti ed i progressisti in realtà sono solo presuntuosi e molto miopi. Si chiedono se sia legittimo che un uomo possa decidere della vita di un altro, ma sbattere lo stesso individuo in galera per vent’anni lo trovano normale, più che normale!, l’esercizio di un diritto pienamente naturale. L’autorità di stabilire per quanto tempo sottrarre ad un uomo affetti familiari, libertà e felicità sembra non aver bisogno di alcun benestare divino.
    Evidentemente per loro la sacralità della vita si limita a ciò che non sappiamo spiegare, che pure è prerogativa comune anche agli altri animali: il cuore che pulsa, il sangue che circola, i polmoni che pompano aria. Il resto no, il resto non è sacro. Quello che non possiamo rappresentare, far sentire o definire sinteticamente,... il nostro “essere uomini” insomma, non è sacro. Possiamo imporre solitudine e comminare infelicità, ma dare la morte compete a Dio.
    E’ mio parere che di questi pensatori si possa fare a meno, ma vedo che loro credono davvero in quel che predicano, e si ritengono uomini saggi, filosofi, innovatori del comune pensiero. Lo dico con tutta franchezza, senza il benchè minimo spirito polemico: un buon idraulico è più utile alla collettività di tutti questi pensatori. Le loro occhiatacce mi lasciano del tutto indifferente, non ho certo paura: sono arrivato ormai così vicino al Mistero da toccarlo, e non mi preoccupano certo dei buffi anatemi.

    Più delle maledizioni divine temo il rimorso. Quello salta fuori quando meno te l’aspetti e senza apparenti motivi, ma fino ad oggi quando guardo le mie mani vedo mani colpevoli, ma che non hanno mai tremato.

Fine

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